IL TIBET DELLE “BUGIE DI PECHINO” RIAPRE AI TURISTI STRANIERI
Dharamsala, 6 aprile 2009 (AsiaNews). La Cina ha “riaperto” il Tibet ai turisti stranieri. Ma Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio, critica le tante bugie di Pechino sulla regione e parla del genocidio culturale in atto.
Il 4 aprile un gruppo di undici turisti tedeschi è arrivato a Lhasa con un viaggio organizzato che li porterà a visitare le maggiori bellezze naturali del Paese. A febbraio e marzo, in occasione delle ricorrenze delle rivolte anticinesi in Tibet, la zona, insieme alle regioni tibetane del Qinghai, Gansu e Sichuan, è stata proibita ai turisti stranieri per “proteggerli”. L’intera area è stata per due mesi occupata da decine di migliaia di soldati e sotto una legge marziale di fatto.
Incontro tra Sarkozy e Hu Jintao
Parigi, 1 aprile 2009. (Apcom) Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il suo omologo cinese Hu Jintao hanno deciso di incontrarsi a Londra, alla vigilia del vertice del G20 in programma per il 2 aprile.
La Cina rifiuta dialogo con inviato del Dalai Lama al P.E.
Bruxelles, 31 marzo 2009. (Radicali) I rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese hanno respinto l’invito a partecipare a un’audizione sulla situazione dei negoziati tra le autorità cinesi e gli inviati del Dalai Lama organizzata, su proposta dei deputati radicali al P.E., dalla Commissione Esteri del Parlamento Europeo.
Il Tibet riapre al turismo dal 5 aprile
Pechino, 30 marzo 2009. (Adnkronos/Dpa) A partire dal 5 aprile la regione del Tibet verrà riaperta ai gruppi turistici dopo una chiusura di quasi un mese dovuta alla ricorrenza del 50°anniversario dell’insurrezione di Lhasa e dell’anniversario delle proteste guidate lo scorso anno nella capitale tibetana dai monaci.
UN MONACO TIBETANO PICCHIATO A MORTE

Fonti locali hanno raccontato al Tibetan Centre for Human Rights and Democracy che il 25 marzo Phuntsok Rabten, 27 anni (nella foto), del monastero nella contea di Drango, prefettura di Kardze, ha distribuito volantini invitando i contadini a non coltivare la terra per protesta contro la persecuzione cinese e a pregare per i tibetani uccisi nelle proteste del 2008.