Il pugno di ferro della Cina sui Tibetani
Tibet, il Dalai Lama rinuncia al dialogo con la Cina
Corriere della Sera, 27 ottobre 2008
Pechino. “Basta. Rinuncio”. Anche il Dalai Lama perde la pazienza o, peggio, la speranza. Niente più tentativi di dialogo con la Cina, sia pure per interposti emissari. Il leader in esilio del Tibet lo ha detto ai suoi sabato a Dharamsala, il suo quartier generale in India. Una resa o una presa d’atto dell’incomunicabilità sostanziale con Pechino. Anzi: tutt’e due le cose insieme.
L’Intervista
Chicago, 7 Settembre 2008
Thubten Jigme Norbu, il più anziano dei fratelli del Dalai Lama, spentosi la scorsa settimana negli Stati Uniti, ha sempre considerato “non negoziabile” la questione dello status del Tibet. Quando, quattro anni fa, nel corso di un’intervista, gli fu chiesto se condividesse l’idea che i tibetani dovessero rinunciare all’indipendenza a favore dell’autonomia, Norbu, conosciuto anche come Takster Rinpoche, rispose: “ No, non la condivido, ma so anche che dai cinesi non si potrebbe ottenere di più. Lo status del Tibet non deve essere altro che il Tibet. Se non sarà così, nell’arco di due generazioni in Tibet non ci saranno più tibetani. Guardate quello che sta accadendo nella Mongolia Interna: ci sono quattro milioni di mongoli, ma a Khokhot, la capitale, non riuscirete a trovare dieci mongoli tutti assieme”.