3 maggio 2017 (AsiaNews). L’Ufficio governativo di internet ha diffuso oggi nuove regole, più strette, che proibiscono a compagnie private cinesi e straniere di diffondere servizi di notizie online. L’Amministrazione cinese del Ciberspazio ha stabilito che tutti i siti che al momento offrono notizie online in collaborazione con compagnie straniere dovranno rapportarsi all’Ufficio governativo per una verifica della sicurezza.
Tutte le pubblicazioni online di notizie dovranno ottenere il permesso dell’Ufficio. Tale permesso varrà per siti, apps, blog, social media, messaggi istantanei, forum. La norma sarà in vigore a partire dal primo giugno.
Le nuove regole ampliano quelle già in vigore da almeno 12 anni. Con esse si esclude che una compagnia straniera possa entrare nel mercato delle notizie e fare investimenti in questo campo. In più, si esige che una compagnia di informazione registrata in Cina abbia sempre un direttore cinese.
Il controllo dell’informazione è già molto forte fra i media cinesi. Essi non possono trattare molti temi secondo una loro visione, ma devono seguire le indicazioni e le visioni riportate nei canali ufficiali (Xinhua, Quotidiano del popolo, ecc..).
Negli ultimi anni molte fonti straniere di informazioni erano raggiungibili via internet o smartphone, anche se alcune testate rimanevano oscurate. Fra queste il New York Times, Bloomberg e perfino AsiaNews. E’ anche vero che molti utenti, grazie all’uso di server stranieri, hanno avuto la possibilità di leggere e usufruire di tali notizie, rendendo spesso inutile tutta la censura.
Secondo il World Press Freedom Index, compilato da Reporter Senza Frontiere quest’anno, la Cina è al 176mo posto – il quinto dal basso – come libertà di informazione. L’anno scorso, la censura governativa ha chiuso diversi canali di informazione sui portali cinesi, anche quelli più famosi, come Sina.com e Sohu.com, vietando ai giornalisti di produrre articoli propri o con contenuti originali.
All’inizio di quest’anno, il Ministero dell’Industria e dell’Informazione la lanciato una campagna contro l’uso di connessioni internet non autorizzate o private, che di fatto riescono a superare la censura cinese, il Grande Firewall.
E’ di ieri la notizia che la Cina ha deciso di lanciare una propria versione online di enciclopedia cinese in concorrenza con Wikipedia. Per compiere questo lavoro vengono impiegati 20mila ricercatori e accademici che sono incaricati di redigere più di 300mila articoli di circa 1000 parole l’uno. Wikipedia in cinese è composta da circa 900mila articoli.
A differenza di Wikipedia, gli articoli dell’enciclopedia cinese saranno chiusi al contributo degli internauti, permettendo lo stretto controllo delle informazioni.
In Cina è possibile ricercare voci su Wikipedia, ma alcuni contenuti – esempio quelli legati a temi sensibili come Tibet, Xi Jinping, sindacati, ecc… – sono bloccati.
Il progetto per un’enciclopedia cinese “governativa” data dal 2011, ma il progetto è stato varato da poco e sarà completato entro il prossimo anno. Nel 2016, Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia aveva cercato di venire a patti con il governo cinese. “Sono andato al ministero incaricato della censura”, aveva spiegato. “Era una sorta di missione diplomatica per cercare di far loro cambiare parere. Noi siamo stati chiari: non censureremo Wikipedia per far piacere al governo cinese. Sono pronto ad attendere 1000 anni perché sono sicuro che la Cina finirà per cambiare, per trovare stupida [la censura di Wikipedia]”.
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