La rivolta tibetana ora punta su Lhasa

di Piero Verni

Il Riformista – 29 febbraio 2012


Nelle ultime ore hanno cominciato a circolare voci incontrollabili su un presunto attentato fallito il 26 febbraio di fronte a un edificio governativo di Rinchenling, un villaggio nella prefettura autonoma di Garze della provincia cinese del Sichuan. L’attentatore avrebbe perso la vita.

Segnali di resistenza, non atti disperati

Un articolo di Christophe Besuchet

2 febbraio 2012. Pubblichiamo questo interessante e stimolante articolo di Christophe Besuchet che, da un diverso punto di vista rispetto al comune sentire, ci aiuta a dare un senso ai numerosi casi di auto immolazione avvenuti in Tibet. Non si tratta – afferma l’autore – di atti dettati dalla disperazione ma di consapevoli ed eroici atti di resistenza destinati non solo a dare speranza ma anche ad unire e ispirare milioni di tibetani che si battono contro l’oppressione cinese.

“DIECI, CENTO, MILLE WUKAN” – CAMPAGNE CINESI IN RIVOLTA

di Paolo Solom

Corriere della Sera – 28 gennaio 201


La parola d’ordine corre di villaggio in villaggio. “Impariamo da Wokan”, gridano i contadini e residenti stufi delle “prepotenze” di costruttori e funzionari locali che – spesso in combutta – strappano loro, letteralmente, la terra sotto i piedi. Perché la Cina non si può fermare. Deve continuare a costruire, espandersi, produrre. Autostrade, ferrovie, palazzi: intorno alle megalopoli lo spazio vale oro, mentre spesso chi lo abita non vale nulla, almeno agli occhi di chi ha obiettivi “più alti”.

La “rieducazione” del Tibet e l’escalation dei suicidi

di Marco Del Corona

Corriere della Sera, 10 gennaio 2012


Il Tibet non brucia, a bruciare sono i tibetani. Un monaco del Qinghai (regione che appartiene all’area del Tibet storico), si è immolato domenica alle 6 del mattino, cospargendosi di kerosene e deglutendone sorsate, prima di darsi fuoco. Un venerato “Buddha vivente”, Tulku Sonam Wangyal, la cui morte è stata rivelata dall’autoproclamato governo tibetano in esilio e da Radio Free Asia ma confermata anche dall’agenzia cinese Xinhua. Macabri i dettagli riportati dalla radio, come il corpo che “esplodeva in pezzi”. Quando la polizia ha preso in consegna il cadavere, una folla di tibetani ha assediato il comando per reclamare le spoglie. Che sono state poi esibite in corteo. “E’ il primo suicidio di un lama reincarnato”, nota l’organizzazione International Campaign for Tibet che denuncia “una correlazione diretta fra la repressione del buddhismo tibetano da parte del Partito comunista e l’immolazione di Tulku Sonam Wangyal”, che aveva 42 anni.