E nel Tibet è scattata la rivolta gandhiana
di Piero Verni
Il Riformista, 25 novembre 2011
Un’autentica statua di fuoco. In piedi, immobile e avvolta dalle fiamme. Sono le immagini terribili dell’immolazione della monaca Palden Choetso diffuse nei giorni scorsi da un gruppo di sostegno alla causa tibetana. Fotogrammi atroci che più di ogni parola dimostrano quanto la situazione nel Tibet occupato da Pechino sia ben lungi dall’essere normalizzata. Dodici persone che si danno fuoco per protesta in un breve arco di tempo parlano sia della crescente disperazione sia della caparbia volontà dei tibetani di non accettare il dominio cinese. Inoltre domani scadrà l’ultimatum della polizia ai monaci del monastero di Ragya, nella regione settentrionale dell’Amdo (oggi incorporata nella provincia del Qinghai) dove da alcuni giorni è stato esposta una gigantesca effige del Dalai Lama affiancata da due grandi bandiere del Tibet indipendente. E le truppe di Pechino sono rientrate nel monastero di Kirti (area sud-occidentale dello Sichuan) teatro di alcune delle recenti immolazioni.