Così Pechino cambia faccia al Tibet: Il Buddismo diventa un business
di Lucia Pozzi
Il Messaggero.it – 27 agosto 2011
Tibet in Fiamme
di Piero Verni
(Il Riformista – 17 agosto 2011)
Nonostante le rassicurazioni di Pechino, la situazione nella Regione Autonoma del Tibet e nelle aree tibetane incorporate dal 1965 in alcune province cinesi è tutt’altro che normalizzata a due anni dalla vasta e sanguinosa esplosione di collera della primavera 2008.
Tragica dimostrazione del perdurare di questo stato di crisi è l’immolazione di Tsewang Norbu un giovane monaco del monastero di Nyitso che, alle 12,30 del 15 agosto, si è dato fuoco dopo aver gridato per alcuni minuti slogans inneggianti all’indipendenza del Tibet e al ritorno in patria del Dalai Lama.
Lobsang Sangay sostituisce il Dalai Lama alla guida politica del Tibet
di Enrica Garzilli
(Il Fatto Quotidiano, 8 Agosto 2011)
Il giorno più importante per il Tibet
di Piero Verni
(Il Riformista, 9 Agosto 2011)
Dalle 09,09.09, un numero che la tradizione del Tibet associa alla longevità, di ieri mattina il dottor Lobsang Sangay è ufficialmente il nuovo primo ministro (Kalon Tripa) del governo tibetano in esilio. Nel corso di una affollata cerimonia tenutasi nel tempio principale di Dharamsala, la cittadina dell’India settentrionale divenuta capitale morale della comunità degli esuli, il Dalai Lama ha trasmesso a questo giovane leader nato in esilio 43 anni or sono e mai stato in Tibet, la responsabilità di guidare il popolo tibetano in uno dei più difficili momenti della millenaria storia del Paese delle Nevi.
L’Italia tenta di sedurre il colosso cinese
di Maurizio Caprara
(Corriere.it, 20 luglio 2011)
SHANGAI – «Abbiamo trovato in Cina comprensione, amicizia, considerazione», ha detto Franco Frattini da un palco dell’Expo di Shangai, la fiera internazionale del 2010 nella quale l’Italia si prefigge di riaprire dal marzo prossimo il proprio padiglione di prodotti e capolavori nazionali già visitato da sette milioni di persone. Il ministro degli Esteri italiano ha garantito che continueranno a lavorare a questo progetto l’ambasciatore a Pechino Massimo Iannucci e il console generale a Shangai Vincenzo De Luca. Ma non è soltanto riproponendo nella fiera il marchio della Ferrari e opere d’arte aviotrasportate che il governo di Silvio Berlusconi punta a ridurre i rischi di un’Italia in posizione troppo marginale nell’immenso mercato cinese. La realpolitik che attira comprensione si sta spingendo quasi ai limiti di quanto l’appartenenza del nostro Paese all’Occidente e all’Unione europea permettono.