La casa-simbolo circondata dagli agenti. La morsa di Pechino: decine di fermi, tv e web oscurati

di Marco Del Corona

Pechino – Erano davanti al caseggiato dove la moglie di Liu Xiaobao vive senza di lui, mescolati agli agenti in borghese. Gli amici di Liu si guardano in giro. Avevano firmato Charta 08, alcuni la pensano come lui e nelle università provano, con prudenza, a lasciarlo capire. Altri si sono ritrovati alla spicciolata in sale da tè, per festeggiare, il passaparola – telefonate veloci, sms, Twitter – indirizzava poi a una celebrazione con numeri pirotecnici, nei sobborghi. “Ci arresterebbero legittimamente, niente fuochi d’artificio in città”. Location provocatoria, dalle parti della sede della Scuola centrale del Partito comunista. E invece no. Alle 9, un’ora prima dell’appuntamento, tutto rimandato. “Ne hanno fermati almeno due”, diceva nella notte al Corriere uno dei partecipanti mancati, mentr l’agenzia di stampa Efe citava l’avvocato Teng Biao: “Una ventina di arresti”. Anche se leggi e nuove direttive spingono per prassi giudiziarie e di polizia meno violente e arbitrarie, chi entra in rotta di collisione col potere sa di doversi aspettare la visita notturna, gli oggetti confiscati, il “venga con noi” (e magari si prepara a sparire per mesi, come l’avvocato Gao Zhisheng, ricomparso dopo un anno in un monastero e poi scivolato ancora nell’ombra).

La macchina perfetta della censura cinese

di GIAMPAOLO VISETTI

(La Repubblica, 11 maggio 2010)

PECHINO – Non possiedo la chiave della mia casa di Pechino. Gentili sorveglianti, giorno e notte, aprono e chiudono l’ingresso della vecchia dimora cinese dove vivo e lavoro. Controllano tutto, per la mia sicurezza. Se voglio andare a dormire, o incontrare qualcuno, devo prima suonare il loro campanello.
Nemmeno l’uscita secondaria dell’ufficio, attraverso telefono e computer, può essere usata liberamente. Le conversazioni sono registrate e una voce cinese spesso suggerisce cautele che non sono in grado di comprendere. La posta elettronica viene filtrata da un esercito di ingegneri del governo. Identificano le persone che mi contattano e, come gesto di riguardo, glielo comunicano.

Così ricordo il Qinghai devastato dal terremoto

di Lucia Pozzi

(Il Messaggero.it, 14 aprile 2010)

 

Ora bisogna pensare ai soccorsi. Mandare aiuti. Il numero delle vittime sale, e continuerà a saliere nelle prossime ore. Dopo il Sichuan, sconvolto dal terremoto alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, stanotte (7,49 ora locale) è toccato alla provincia del Qinghai essere violentata dalla brutalità di un sisma pari a 7.1 gradi della scala Mercalli, a due settimane dall’apertura dell’expo di Shanghai.