Obama: “Vedrò il Dalai Lama” Cina: “Un incontro minerebbe relazioni”
Obama-Dalai Lama, la Cina non cede “Fermamente contrari a qualsiasi incontro”
Dialogo? Sì ma fra sordi. Dharamsala, lo spettro di Gorbaciov e l’ipotesi di una nuova Guerra Fredda
Nuova politica per il Tibet: repressione e modernizzazione
(da AsiaNews.it)
Il governo cinese guidato da Hu Jintao ha indurito in maniera significativa la propria politica rispetto al Tibet, in un apparente tentativo di assicurare in quella sensibile provincia il rispetto del proverbiale detto del Partito comunista cinese: “Lungo regno e stabilità perenne”.
A guidare la Regione autonoma del Tibet (Rat) sono stati nominati nuovi dirigenti di provata fede comunista. Nel frattempo, sono stati stanziati dei fondi senza precedenti per aiutare i 6,5 milioni di tibetani che vivono nella regione, così come nelle province confinanti del Sichuan, Gansu e Qinghai. Ma il fulcro dei nuovi progetti di infrastrutture rimane comunque quello di aiutare la migrazione dei cinesi di etnia han. Queste misure multifunzionali sembrano ideate per evitare possibili scontri quando il 75enne Dalai Lama scomparirà dalla scena. Nel frattempo, le prospettive di riaprire un canale di dialogo fra Pechino e il leader spirituale in esilio sono divenute più esili che mai.
La svolta etica del colosso americano
(Corriere della Sera – 14 gennaio 2010)
La grande muraglia della censura cinese su Internet non cadrà, come il muro di Berlino, per la decisione di Google di eliminare ogni filtro politico dai suoi siti nel Paese asiatico. Avendo passato tutto il 2009 a inasprire la morsa della sorveglianza, Pechino difficilmente si farà imporre un’inversione di rotta da una compagnia americana. Google lo sa bene e, infatti, ha già detto di essere pronta a lasciare la Cina.