Tibet islamico, la spina di Pechino

di Federico Rampini

reut_16197870_28570LA CINA è stata colta alla sprovvista dall’esplosione di rabbia nel “Tibet islamico”, la vasta regione dello Xinjiang popolata dalla minoranza etnica degli uiguri. Ma la reazione del governo di Pechino sarà più rapida, rispetto al ritardo di almeno 48 ore con cui scattò la macchina repressiva in Tibet nel marzo 2008. Sono sintomatiche le immagini televisive degli scontri a Urumqi (capitale dello Xinjiang): sono tutte riprese della tv di Stato Cctv, eppure sono di una violenza terrificante. Ai telespettatori cinesi non viene nascosto apparentemente nulla: i tg esibiscono sangue a cui l’opinione pubblica non è abituata quando si tratta di “casa propria”.

Le ragioni di una rivolta

di Claudio Tecchio
Una Premessa
Oggi per completare la pulizia etnica nei territori occupati il regime cinese alimenta ,con un sapiente uso dei media di stato ,le tensioni “razziali” e cerca di contrapporre ai contadini ed agli operai uyghuri e tibetani in rivolta i coloni frustrati da anni di inutili sacrifici.
I gerarchi alimentano il “nazionalismo” Han additando i rivoltosi come responsabili delle violenze scatenate dalla polizia cinese,come barbari ingrati che impediscono il decollo dell’economia coloniale.
In Turkestan orientale,come in Tibet, le popolazioni autoctone diventano così il capro espiatorio sul quale sfogare la rabbia e la frustrazione per una crisi che rischia ormai di travolgere il “modello di sviluppo cinese”.

Indipendenza impossibile, lottiamo per l’autonomia (Parla Rebiya Kadeer, leader degli uiguri)

Parla Rebiya Kadeer, leader degli uiguri

I suoi primi 60 anni Rebiya Kadeer li ha vissuti come sulle montagne russe. La leader in esilio degli uiguri dello Xinjiang (regione del nord ovest della Cina, a maggioranza musulmana) ha sperimentato lunghi anni di povertà e una breve, enorme ricchezza frutto dei suoi commerci attraverso la Cina; l’onore di un seggio nel Congresso nazionale del popolo e le sofferenze di cinque anni di detenzione politica.

Diritti umani e giustizia. Tibet: Studenti e contadini uniti nella lotta (di Claudio Tecchio)

di Claudio Tecchio
Come auspicavamo la resistenza tibetana ha compiuto un grande salto di qualità organizzando lo sciopero ad oltranza dei contadini nelle province orientali. Ai giovani tibetani dei ghetti di Lhasa ,ai religiosi in rivolta in tutti i principali monasteri oggi si uniscono migliaia di agricoltori poveri che hanno saputo dare vita ad una straordinaria mobilitazione contro l’occupante.