Il mistero del Piccolo Buddha
di Federico Rampini
(La Repubblica – 25 aprile 2009)
(La Repubblica – 25 aprile 2009)
È l’anniversario che la Cina ha deciso di cancellare. Oggi compie vent’anni il Panchen Lama, la seconda autorità spirituale del buddismo tibetano, il “vice” del Dalai Lama alla guida del suo popolo. Ma Gedhun Choeky Nyima – questo il nome del vero Panchen Lama – è invisibile dall’età di sei anni.
Un meeting non così speciale
Pubblichiamo la versione italiana, a cura della redazione di Dossier Tibet, dell’articolo pubblicato da Jamyang Norbu, uno dei più accesi sostenitori dell’indipendenza del Tibet, all’indomani della fine dei lavori dello “Special Meeting” tenutosi a Dharamsala lo scorso novembre 2008.
La resa dei conti di Pechino
di Piero Verni
(da “Il Riformista” – 12 aprile 2009)
Pechino ha cominciato a presentare il conto ai dimostranti tibetani che, nella primavera dell’anno scorso, avevano dato vita ad una rivolta che aveva infiammato non solo la Regione Autonoma del Tibet ma anche gran parte del territorio del vecchio Tibet indipendente oggi incorporato nelle province cinesi del Qinghai e dello Sichuan.
Il Dalai Lama: i giornalisti devono poter andare in Tibet
Nuova Delhi, 31 marzo. (Apcom). Era il 30 marzo del 1959 quando l’allora ventiquattrenne Dalai Lama attraversò in incognito il confine con l’India dopo un viaggio di 13 giorni attraverso i picchi dell’Himalaya. La notizia del suo arrivo si seppe solo il giorno dopo quando fu accolto dal primo ministro Jawaharlal Nehru e da altri leader della resistenza indiana. Dopo 50 anni da rifugiato nella patria del buddismo, il leader tibetano è ancora il nemico numero uno della Cina e il suo movimento non violento per i diritti di 6 milioni di tibetani è ancora una delle spine del fianco del governo di Pechino.
L’assalto a una caserma dopo la notizia del suicidio di un religioso fermato
di Federico Rampini
(La Repubblica, 22 marzo 2009)
(La Repubblica, 22 marzo 2009)
PECHINO – Cento monaci buddisti arrestati, un assalto di massa contro una caserma di polizia, migliaia di soldati in stato di massima allerta: in Tibet riesplode la tensione, un anno dopo le rivolte contro l’occupazione cinese che furono schiacciate nel sangue. Nonostante la regione sia in stato di assedio, con un dispiegamento senza precedenti di forze armate, e vietata ad ogni osservatore straniero, ieri sono filtrate notizie di duri scontri.