Pechino, in tre si danno fuoco vicino piazza Tienanmen

di Federico Rampini

PECHINO, 25 febbraio 2009 (www.repubblica.it). “Venivano da fuori, per presentare delle lamentele al governo, proteste individuali”. E’ questa la prima versione ufficiale fornita dalla polizia di Pechino dopo che si sono dati il fuoco, all’interno di un’automobile, in una zona centrale della capitale a poca distanza da Piazza Tienanmen. La polizia aggiunge che “due sono stati ricoverati, curati e dismessi”, mentre non dà notizie sul terzo uomo.

La vecchia guardia maoista: “Riforme bloccate”

di Marco Del Corona
(Corriere della Sera – 22 febbraio 2009)

Pechino. La lettera è indirizzata al presidente Hu Jintao e ai membri del comitato permanente del Politburo, il cuore del Partito comunista. Diffusa venerdì, e già falciata via dal web, chiede riforme e solleva la questione della censura. Non porta le firme dei dissidenti ma di alcuni anziani esponenti del Partito.

Hillary a Pechino:“I diritti umani? Non interferiscano con le crisi”

La protesta di Amnesty International e di Human Rights Watch

di Marco Del Corona

(Corriere della Sera – 22 febbraio 2009)

Non è la stessa Cina e non è la stessa Clinton. Nel 1995 Hillary era la first lady e accompagnava il marito qui festeggiatissimo, il mondo seguiva un’altra orbita. Oggi la stessa Hillary viaggia come Segretario di Stato e la Cina è un partner di cui l’America ha disperato bisogno. “La nostra collaborazione su temi come l’economia e il clima è obbligatoria”, gli USA “apprezzano grandemente la fiducia nei buoni del Tesoro” statunitensi e “le nostre relazioni vanno approfondite e allargate”: sono queste le parole che Hillary Clinton ha dedicato al Paese dov’era atterrata venerdì sera, ultima tappa di un viaggio in quattro tappe, cominciato in Giappone e proseguito in Indonesia e Corea del Sud.

Una gran presa in giro…

di Mariagrazia Liotta
(da www.nokoss.net, 15/01/2009)

…a voler essere educati. Quest’articolo, in cui voglio parlare di Tibet, Cina, Diritti umani, potrebbe essere meglio intitolato come “La gran presa per il culo”, perché è né più né meno di quel che è stato. Ma era plausibile, in fondo, che a noi poveri e stupidi idealisti si raccontasse la bella favola del colosso cinese che avendo raggiunto il culmine della fioritura economica, ora avrebbe potuto (avrebbe potuto) mettersi a pensare anche al Welfare e allo Stato Sociale, ai diritti delle minoranze, a una maggiore uguaglianza sociale, in un territorio e per un popolo che hanno un estremo bisogno di queste tre cose: basi di civiltà e valori che dovrebbero essere universalmente condivisi e che avrebbero reso grande la Cina, nell’unico aspetto per cui grande non è.