Una gran presa in giro…
(da www.nokoss.net, 15/01/2009)
…a voler essere educati. Quest’articolo, in cui voglio parlare di Tibet, Cina, Diritti umani, potrebbe essere meglio intitolato come “La gran presa per il culo”, perché è né più né meno di quel che è stato. Ma era plausibile, in fondo, che a noi poveri e stupidi idealisti si raccontasse la bella favola del colosso cinese che avendo raggiunto il culmine della fioritura economica, ora avrebbe potuto (avrebbe potuto) mettersi a pensare anche al Welfare e allo Stato Sociale, ai diritti delle minoranze, a una maggiore uguaglianza sociale, in un territorio e per un popolo che hanno un estremo bisogno di queste tre cose: basi di civiltà e valori che dovrebbero essere universalmente condivisi e che avrebbero reso grande la Cina, nell’unico aspetto per cui grande non è.
La lettera dei 22 contro la TV cinese
(Corriere della Sera – 13 gennaio 2009)
“Carta 08”: oltre 300 personalità firmano per i diritti umani in Cina
“Carta 08” si vuole richiamare a “Carta ‘77”, il documento firmato da intellettuali e attivisti cechi e slovacchi nel 1977, che premeva sul governo est-europeo per il rispetto dei diritti umani. Fra i firmatari di Carta ’77 vi era il drammaturgo e scrittore Vaclav Havel, divenuto poi presidente della Repubblica ceca, dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sbriciolamento dell’impero sovietico.
Sarkozy incontra il Dalai Lama. “Sono libero di fare la mia agenda da solo”

Brigate Dalai Lama
di Raimondo Bultrini
(da L’Espresso, 4 Dicembre 2008)
Passata la festa, il villaggio dei bambini tibetani di Dharamsala è tornato nella sua routine, mentre qualche chilometro più in basso, tra le strade di McLoad Ganji, un clima di malinconico abbandono segue i giorni dell’eccitazione e della speranza. Poco alla volta si sono dileguati i 500 delegati giunti da tutto il mondo in questa cittadina dell’India per discutere il futuro della lotta contro il nemico cinese. Quello che resta sono i crocicchi di giovani tibetani locali da troppi anni abituati a convivere con l’idea di una vita da esuli lontani dalle loro montagne e dalle loro famiglie.