L’Amministrazione Centrale Tibetana denuncia l’incremento della diffusione da parte della Cina delle scuole statali in stile coloniale in Tibet

9 settembre 2024.

Dalla regione di Ngaba fonti attendibili hanno fatto sapere che le politiche e le pratiche educative della Cina si sono estese anche alle monache e ai monaci tibetani

In un comunicato rilasciato in data odierna l’Amministrazione Centrale Tibetana ha reso noto che tali politiche rappresentano una minaccia significativa per la conservazione della cultura, della religione e dello stile di vita tradizionali del Tibet. La diffusione e il potenziamento delle scuole obbligatorie di stampo coloniale porta alla cancellazione culturale e alla perdita dell’identità tibetana.

A oltre 1.700 monaci di età inferiore ai 18 anni residenti nel monastero di Kirti e in due monasteri della contea di Dzoge, a Ngaba, nella provincia tradizionale di Amdo, ora incorporata nella provincia di Sichuan, è stato ordinato con la forza di lasciare la vita monastica e di iscriversi a collegi in stile coloniale gestiti dal governo, contro la loro stessa volontà e senza il consenso dei genitori. Questi giovani monaci vengono iscritti con la forza in scuole dove subiscono un forte indottrinamento politico incluso l’elogio obbligatorio del governo della Repubblica Popolare Cinese. La lingua usata per l’insegnamento è principalmente il cinese mandarino con conseguente perdita della conoscenza linguistica e dell’identità culturale tibetana. Al fine di recidere ulteriormente ogni legame con le tradizioni culturali e spirituali tibetane è stato proibito ai giovani di visitare, durante le vacanze scolastiche, i rispettivi monasteri di appartenenza. Inoltre, le autorità locali minacciano di revocare ogni forma di assistenza pubblica e persino di imprigionare i genitori che si oppongono all’ordine di mandare i figli in questi collegi gestiti dal governo.

È evidente che, considerando il deterioramento delle condizioni dei diritti umani in Tibet sotto il governo draconiano della Repubblica popolare Cinese, le libertà culturali e religiose dei tibetani vengono soppresse a una velocità allarmante. Questi preoccupanti sviluppi coincidono con la recente visita di Wang Huning, membro di alto rango del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese, nelle aree tibetane delle contee di Karze, Ngaba e Kyungchu.

Così si conclude il comunicato dell’Amministrazione Centrale Tibetana: “Alla luce di questa critica situazione sollecitiamo un intervento immediato della comunità internazionale, compresi i governi, le Nazioni Unite, le organizzazioni per i diritti umani, le istituzioni educative impegnate a proteggere la diversità culturale e la libertà religiosa e a promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti. Chiediamo al governo della Repubblica Popolare Cinese di rispettare gli obblighi legali internazionali di salvaguardia dei diritti e della libertà religiosa del popolo tibetano e di astenersi dalle pratiche assimilazioniste attuate nelle aree tibetane”.

Fonte: Amministrazione Centrale Tibetana – TSG-L